Tour Enogastronomici

La fertilità del suolo accompagnato dal clima favorevole, ha reso la città patria di prodotti che sono diventati nel tempo delle vere e proprie eccellenze gastronomiche. Scopri i tour enogastronomici di Castellammare di Stabia.

Eccellenze gastronomiche

Carciofo violetto di Schito

Il prodotto più conosciuto di Castellammare  è senza dubbio il Carciofo violetto di Schito (promosso dall’Associazione Violetto di Schito) e coltivato nei famosi orti tra febbraio e maggio. La coltivazione del carciofo è una tradizione da tramandare perché il carciofo veniva coltivato già ai tempi dei romani, tanto che Plinio il Vecchio lo includeva nelle sue provviste invernali. La sua peculiarità è rappresentata da una antica tecnica colturale che si pratica ancora oggi e che prevede di coprire la prima infiorescenza apicale (detta “mammolella”) con delle coppette in terracotta per proteggerla e che è alla base della tenerezza e del colore del prodotto finale.

Fagiolo canario di Schito

Altro prodotto del territorio è il fagiolo canario di Schito, un fagiolo multicolore particolarmente ricco di potassio che deve la sua particolare colorazione alla forte presenza di minerali nei terreni dove viene coltivato. Viene seminato due volte all’anno, come vuole la tradizione, a San Giuseppe ed a Sant’Anna e raccolto più o meno 100 giorni dopo.

Biscotto di Castellammare e Acqua della Madonna

Il turista che viene a Castellammare non deve dimenticare di assaggiare il biscotto di Castellammare che sembra sia nato nel periodo Borbonico, anche se la loro origine ufficiale si fa risalire al 1848 quando gli inventori diedero al biscotto la sua forma classica che somiglia a un sigaro.

Michele Palumbo, illustre storico stabiese, nel suo “Stabiae e Castellammare di Stabia”, racconta la città e il suo prodotto tipico così: “Chi viene, anche per una sola volta, nella nostra città, non potrà dimenticare due gradevoli profumi: quello lievemente solleticante di un insieme di vapori di zolfo e ferro e altri minerali provenienti dalle sorgenti delle acque stabiesi; e l’altro evanescente e dolcissimo dei biscotti di Castellammare”.

In genere i biscotti di Castellammare si mangiano bagnati nell’Acqua della Madonna, e proprio l’Acqua della Madonna è una delle altre eccellenze presenti  a Castellammare, che infatti è anche denominata “Città delle Acque” per la presenza di innumerevoli fonti di acque minerali della più disparata composizione. Tra tutte queste acque, di cui 28 sono “arrivate” fino ai nostri giorni, la più conosciuta è proprio l’Acqua della Madonna che, grazie alle sue proprietà, mantiene le proprie caratteristiche organolettiche inalterate nel tempo; per questo motivo era utilizzata nel passato dai navigatori che si apprestavano a intraprendere lunghi viaggi prelevandola direttamente dalla fonte che si affacciava anche sul mare. Proprio a causa dell’uso che se ne faceva, fu chiamata anche “Acqua dei Naviganti“.

La Pasta ed il Vino di Gragnano 

Grazie alla sua consolidata tradizione, la città di Gragnano oggi viene indicata come Città della pasta. L’importanza storica della produzione di pasta a Gragnano è stata tale da influenzare la progettazione degli spazi urbani nel corso dei secoli. La produzione si radicò presto nel territorio, tanto che già nel XVI secolo nacque la prima corporazione dei “Vermicellai”. Lo sviluppo continuò fino al XVIII secolo, quando raggiunse l’apice portando la città ad essere addirittura ridisegnata, con il piano urbanistico del 1843, per favorire il flusso delle correnti d’aria che determinavano il successo del processo di essiccazione. I resti dei manufatti un tempo utilizzati per la lavorazione si possono ammirare ancora oggi, percorrendo l’itinerario dell’antica “Valle dei Mulini“.

La Pasta di Gragnano IGP è una pasta alimentare ottenuta dall’impasto della semola di grano duro con acqua della falda acquifera locale. I formati immessi al consumo sono diversi e tutti tipici, dalla caratteristica superficie rugosa data dalla trafilatura al bronzo, frutto della fantasia dei pastai gragnanesi.

Mario Soldati, famoso scrittore e regista, esperto di vini, così ce ne parla dopo un viaggio sui Lattari: “il Gragnano ha un colore rosso rubino carico, che tira allo scuro; profumo vinoso e campestre; frizzantino, e quando giovane addirittura spumoso di una spuma che calava subito e subito spariva per sempre; pastoso, denso ma allo stesso tempo scivoloso: come un lambrusco di più corpo, come un barbera di meno corpo; e con un aroma, un  retrogusto gradevolissimo di affumicato della stessa specie di quello del whisky ma infinitamente più volatile”. Il successo di questo vino è senza dubbio dovuto al gusto piacevole e dolce, capace di esaltare l’uva utilizzata senza stravolgerne il sapore e l’aroma.

Castellammare si trova nel cuore della regione Campania, di quella Campania Felix così come la definì Plinio il Vecchio, per la mitezza del suo clima e la fertilità della sua terra.

Lo storico Floro a sua volta così scriveva  della Campania: “…è la più bella di tutte le terre non solo dell’Italia, ma di tutto il mondo, infatti per tutto l’anno il tempo è molto mite; niente di più fertile del suo suolo…”.

La fertilità del suolo, costituto in parte da terreni vulcanici, unita alla dolcezza del clima, ha storicamente favorito la produzione di una vasta gamma di prodotti che sono diventati nel tempo delle vere e proprie eccellenze gastronomiche. Queste sono il vanto e la base della cucina tradizionale, ma che strizza anche l’occhio all’innovazione e riguardano, in generale, tutta la regione Campania e più in particolare Castellammare ed i comuni limitrofi.

Fior di latte di Agerola  

Il fior di latte di Agerola è il prodotto più conosciuto dei Monti Lattari, così detti proprio perché qui si è sempre prodotto latte: di capra, di pecora e, sul versante sorrentino, anche di vacca.

Parliamo di uno dei latticini più pregiati, ottenuto in origine dalla razza bovina Agerolese selezionata nel 1845 dal generale Avitabile. Ancora un segno della grande attenzione che i Borbone hanno sempre avuto per agricoltura e zootecnia.

Si tratta di un formaggio fresco a pasta filata ottenuto da latte intero vaccino crudo. Può essere preparato in varie forme, da quella tonda, al nodino, alla treccia a seconda della tradizione del caseificio. Il sapore è quello del latte, leggermente acidulo, e si sposa alla perfezione con i pomodori. Nel corso dei secoli, di questa specialità della Penisola Sorrentina ne ha goduto, come mercato naturale, la città di Napoli.

Molto prima ancora della mozzarella di bufala, è proprio il Fior di latte di Agerola il grande protagonista della pizza margherita per tutto il ‘900 e adesso la moda per fortuna sta tornando perché molti appassionati  lo richiedono grazie ad una produzione che si è notevolmente riqualificata nel corso degli anni dopo un periodo non fortunato in cui il mercato fu invaso da prodotti caseari d’importazione

Pomodorino del piennolo

Pomodorino del piennolo, coltivato alle pendici del Vesuvio, è uno dei prodotti più tipici ed antichi dell’agricoltura campana tanto che lo si ritrova nel presepe tradizionale napoletano. E’  ingrediente essenziale di tanti piatti tipici tradizionali per il suo sapore unico e delizioso.