Tour Archeologici

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce i resti dell’antica città di Stabiae. Nella zona sono presenti una cinquantina tra ville rustiche e ville d’ozio, ma sono ad oggi visitabili solo Villa San Marco, Villa Arianna ed il cosiddetto secondo complesso. Scopri i tour archelogici di Castellammare.

Stabiae (antico nome di Castellammare) con Pompei ed Ercolano fu distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 D.C.. Mentre le altre due erano delle città vere e proprie, Stabiae era un luogo di villeggiatura, un insieme di ville rustiche e ville d’ozio costruite dai ricchi patrizi romani dopo la distruzione, ad opera di Silla nel 89 A.C., della cittadella fortificata che vi era insediata.

Grazie alla bellezza del panorama, alla ricchezza d’acqua ed alla fertilità delle terre, i romani scelsero questo luogo per le loro residenze e le dotarono di ogni confort, affrescandole e decorandole in modo raffinato.

Nel 62 D.C. Stabiae fu colpita da un violento terremoto e molte ville si trovarono in fase di ristrutturazione quando nel 79 D.C. fu sepolta da cenere e lapilli come la vicina Pompei. Il numero delle vittime fu limitato, proprio perché le dimore erano in fase di ricostruzione o di ampliamento, ma tra esse vi fu l’illustre Plinio il Vecchio che morì, probabilmente avvelenato dai gas tossici, sulla spiaggia dove era sbarcato per osservare da vicino il fenomeno dell’eruzione.
Nella zona sono presenti una cinquantina tra ville rustiche e ville d’ozio, ma sono ad oggi visitabili solo Villa San Marco, Villa Arianna ed il cosiddetto secondo complesso.

Villa San Marco

E’ la più grande villa d’ozio dell’antica Campania. E’ stata la prima struttura ad essere scoperta dai Borboni a metà del ‘700 e riscoperta nel 1950 grazie al preside Libero D’Orsi.
Così denominata da una cappella che esisteva nella zona, la villa comprende due grandi peristili, situati a due diversi livelli; intorno ad essi si sviluppano sale di rappresentanza ed ambienti residenziali ed una piscina lunga 36 metri.

Il giardino, intorno alla piscina, era ombreggiato da platani secolari di cui si possono vedere in sede i calchi. Notevole è anche il peristilio superiore circondato da colonne tortili, crollate in seguito al terremoto del 1980. Il nucleo più antico, di età augustea, è costituito dall’atrio tetrastilo e dagli ambienti circostanti quali il tablinio e i tre cubicola da cui si accede alla grande cucina.
La zona termale, probabilmente ad uso pubblico perché segue l’orientamento della strada sottostante e vi comunica attraverso una scala, è separata dalla villa da un piccolo viridario, un giardino protetto da un muro dove si aprono sei ampie finestre e decorato con affreschi di rami.
Attraverso un atrio, sempre finemente decorato, si raggiungono il vestibolo, il tepidarium, il frigidarium, la palestra ed il calidarium dove, nella grande piscina, grazie all’asportazione di parte del fondo si può capire come i vapori caldi, passando attraverso dei tubi in terracotta, arrivavano a scaldare tutta la stanza.

Villa di Arianna

In epoca borbonica fu scoperta e portata alla luce per poi essere nuovamente interrata, e successivamente riscavata negli anni ’50, un’altra villa d’ozio denominata villa Arianna da una pittura, presente nel triclinio numero 3, raffigurante Arianna abbandonata a Nasso da Teseo.
Una volta questa abitazione era conosciuta come la dimora della “Venditrice di amorini” grazie all’omonimo affresco ritrovato nel 1759 e custodito con la famosa e splendida “Flora” nel museo archeologico di Napoli.

La villa è stata edificata seguendo l’orografia del luogo ed era collegata con la spiaggia sottostante da rampe e gallerie. Essa si articola in quattro nuclei: l’atrio in stile tuscanico, ovvero senza le colonne ai lati dell’impluvium, di età tardo-repubblicana; le terme di età augustea; il triclinio e gli ambienti annessi che sono preceduti da un portico e sostenuti da due terrazze ad archi ciechi, in parte franate a valle, di età neroniana; la grande palestra con peristilio di età flavia.

Tour Artistico

La Concattedrale di Castellammare

La cattedrale di Castellammare di Stabia, situata nella centralissima piazza Giovanni XXIII, è dedicata a Maria Santissima Assunta e San Catello, santo patrono della città.
Costruita nel 1587, la Cattedrale venne consacrata solo nel 1893 e attualmente è Concattedrale dell’Arcidiocesi di Castellammare di Stabia e Sorrento.
La pianta a croce latina presenta l’interno diviso in una navata centrale e due laterali sulle quali si aprono cinque arcate che poggiano su dieci colonne realizzate in piperno e decorate con stucchi, medaglioni e dorature.

La pavimentazione è stata realizzata con marmi di forma ottagonale e quadrata mentre la volta è affrescata da tre dipinti di Vincenzo Paliotti raffiguranti scene della vita di San Catello.
Al centro della navata maggiore è presente l’antico sepolcro dei sacerdoti stabiesi mentre sotto l’altare vi è un sarcofago in marmo di origine paleocristiana risalente al III sec
La Cattedrale rappresenta un vero gioiello architettonico che custodisce al suo interno opere di grande valore artistico: sculture di Jerace, tele di Giuseppe Bonito, Nunzio Rossi, Lanfranco, lo Spagnoletto, Filosa e, nella cappella dedicata ai caduti di guerra, una tela raffigurante la Deposizione di Cristo attribuita al Ribera. L’accesso alla chiesa avviene attraverso tre porte in bronzo, opera dello scultore fiorentino Antonio Berti.

La Cattedrale, dal 2019, è divenuta la sede permanente del “Presepe Stabile Stabiano”.Una collezione unica al mondo che raccoglie circa ottanta pastori dalle dimensioni quasi naturali del Settecento napoletano appartenuti al Monsignor Petagna.